Durante la fase di restauro dell’opera di Artemisia Gentileschi, le analisi svolte dall’Opificio delle pietre dure a Firenze, hanno permesso di scoprire un lavoro sottostante mai conosciuto. Si tratterebbe dell’unione tra l’autoritratto della celebre pittrice e il ritratto di Caterina, figlia del Granduca Ferdinando de’ Medici, realizzato durante la sua permanenza alla corte dei signori toscani.
La Santa Caterina d’Alessandria di Artemisia Gentileschi, di proprietà delle Gallerie degli Uffizi, dopo le indagini non invasive, tra le altre anche di raggi ultravioletti, infrarossi e X, effettuate dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze hanno rivelato un altro dipinto dell’artista romana. Grazie a Maria Luisa Reginella e Roberto Bellucci e la supervisione di Cecilia Frosinini, nella parte sottostante il dipinto visibile esiste una versione precedente della Santa Caterina, senza corona e con un turbante, ed il volto più rivolto verso l’osservatore, anziché di tre quarti e con lo sguardo rivolto verso l’alto, in contemplazione, come appare nel dipinto finito. Anche la posizione della mano sinistra è diversa, così pure come un velo sulla scollatura dell’abito ed un misterioso piccolo volto in corrispondenza della parte a sinistra del viso di Santa Caterina,non coerente con l’opera finita.
Artemisia, come spesso accadeva, riutilizzò questa tela per risparmiare sui materiali. Da questi risultati e il raffronto con altri dipinti di Artemisia Gentileschi, pare confermata l’ipotesi che la pittrice usasse abitualmente la sua stessa immagine come modello per dipingere le figure femminili. Secondo gli specialisti dell’Opificio delle pietre dure, l’artista, partendo dal disegno di base, potrebbe aver inserito una corona con elementi medicei successivamente, cambiando alcuni tratti del viso forse cercando di avvicinarsi al volto della figlia di Ferdinando, che portava lo stesso nome della santa, Caterina, appunto.
