TERRITORIO

Montalbano. La Lecceta di Pietramarina.

andrea innocenti

La lecceta ricopre interamente la sommità a quota 570-580 m. ed ha un’estensione limitata a circa 5 ettari. Al suo interno è facile rendersi conto del fascino particolare di questo bosco. Una parte degli alberi che lo compongono sono lecci (Quercus ilex) secolari, veri e propri monumenti viventi, dalle chiome ampie e compatte di colore verde cupo che lasciano filtrare solo una tenue luce che non permette la crescita del sottobosco. I lecci più giovani hanno un fusto diritto e filato che si spinge verso l’alto in cerca di luce, mentre gli individui più vecchi tendono a biforcarsi sin dal basso. Ma quello che colpisce è la maestosità del tronco di alcuni esemplari: il più grande ha un diametro a petto d’uomo di circa 1,5 metri.

Lungo i vecchi tronchi vi si incontrano talvolta delle cavità a testimonianza di vecchie ferite che la pianta ha cicatrizzato con tessuto calloso; all’interno di questi piccoli anfratti trovano rifugio una miriade di rappresentanti della fauna selvatica.

La composizione specifica del bosco è caratterizzata non solo dal leccio ma anche da altre specie come l’agrifoglio, il cerro, la roverella e il cedro, il sottobosco invece, nelle radure interne dove filtrano i raggi solari, è composto da pungitopo, edera, rovi, geranio nodoso e felce, mentre è scarso soprattutto nella parte dove la densità delle piante impedisce il passaggio della luce.

 

Franca Ciari

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