CULTURA

Giampaolo Talani nel ricordo del critico Nicola Nuti

Ogni artista che se ne va ci priva di un pezzetto del mondo come lo vedeva lui. Indipendentemente da ogni parere sulla sua opera, perdiamo un “valore aggiunto” alla realtà.
L’improvvisa morte di Giampaolo Talani mi ha colto di sorpresa, mi ha colpito nel profondo. Quando lo conobbi, eravamo “ragazzi”, ventisei o ventisette anni io e lui cinque più di me. Aveva esposto nel chiostro di Santa Croce. Ad avvicinarci era stato Mario Bucci, uomo di grande cultura e appassionato storiografo dell’ architettura rinascimentale. Io scrivevo per il quotidiano La Città e il “giovane” artista aveva ricevuto poca attenzione dalla stampa, così Mario m’invitò a visitare la mostra.
Talani era giovane davvero, per il suo entusiasmo e l’energia che metteva nella sua pagina. Allora le sue tele erano gremite di personaggi che sembravano uscire da un mondo espressionista. Erano figure tese nello sforzo di vivere, esistere e resistere. Mi piacque; scrissi un articolo entusiastico e lui mi regalò un’ incisione dal tratto graffiante, che rappresentava una sorta di festa danzante con donne grasse e discinte, nani travestiti e borghesi annoiati. In quel momento mi sarei aspettato un’evoluzione formale approfondita, una virata decisa, e a quel tempo controcorrente, verso temi esistenziali. Ma le sue esigenze espressive erano molto diverse, forse per inseguire un maggior consenso di pubblico, e presto il suo tratto si addolcì, adagiandosi nel vento, il suo vento di mare, che portava verso attese sognanti e porti tranquilli. La nostra visione del potere significante dell’arte divergeva: ho sempre pensato che la sua pittura dovesse e potesse essere più rivelatrice di umori, più sprofondata nella figura. Ma non voglio fare della critica, e non è mia intenzione scrivere una celebrazione smodata come quelle apparse sui diversi media. Talani era un artista, un serio professionista, e non cambierò il mio giudizio critico sul suo lavoro, però piango la perdita di quel “ragazzo”, del suo sorriso accattivante e contagioso, perché chi è un artista muore sempre giovane.

Nicola Nuti

Alessandro Lazzeri

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