Oggi è la Giornata mondiale dell’hamburger. Se le prime tracce di questa bistecca tritata e pressata risalgono all’Egitto, l’hambuger diventò famoso a cavallo tra il XVIII e XIX secolo, quando al porto di Amburgo (da qui il nome) veniva servito ai marinai. Importato in America dagli emigrati tedeschi, si è trasformato in una vera e propria icona con l’avvento dei fast food. Primo fra tutti McDonald’s, che, nel 1955, a Des Plaines, nell’Illinois, vendette il suo primo hamburger al prezzo di 15 centesimi. Oggi in Italia McDonald’s ne vende 34 milioni l’anno.Fonte (anteprima)
L’indice Big Mac, messo a punto dall’Economis
t, rivela che l’America è in depressione da dieci anni, nonostante nel primo trimestre del 2018 il pil sia cresciuto del 4,6%. Scrive Peter Diekmeyer sul sito sul sito Sprott Money: «L’idea è verificare se i tassi di cambio correnti misurano adeguatamente ciò che le persone possono acquistare con quei soldi. Un Big Mac, che ha gli stessi ingredienti in tutto il mondo e la cui ricetta è cambiata poco negli ultimi trent’anni, fornisce in tal senso uno strumento eccellente. L’hamburger contiene anche importanti input legati all’affitto, al lavoro e alle tasse […]. In termini ufficiali, il pil degli Stati Uniti è stato pari a 19,4 trilioni di dollari nel 2017. Si tratta di un aumento del 33% rispetto ai 14,5 trilioni di dollari registrati nel 2007. Tuttavia, mentre con quei con 14,5 trilioni di dollari si potevano acquistare 4,25 trilioni di Big Mac (allora costavano 3,41 dollari ciascuno), nel 2017 il numero è sceso fino a 3,83 trilioni (il prezzo era salito a 5,06 dollari). Ciò suggerisce che il pil degli Stati Uniti, misurato in termini di Big Mac, è diminuito del 10% tra il 2007 e il 2017» (fonte: wall street italia)
