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Cinema: Lee Byung-hun (Squid Game), “durante la pandemia positiva la crescita delle piattaforme, grazie alla quale una singola persona oggi può vedere tanti contenuti”

Cinema: Lee Byung-hun (Squid Game), “durante la pandemia positiva la crescita delle piattaforme, grazie alla quale una singola persona oggi può vedere tanti contenuti” L’attore è intervenuto al Florence Korea Film Fest a Firenze dove – domani – terrà una masterclass sul suo cinema e riceverà il premio del festival

Firenze, 27 marzo – “Non possiamo non citare lo sviluppo e la crescita delle piattaforme durante la pandemia, grazie al quale una singola persona oggi può vedere tanti contenuti, anche più di prima, in Corea come nel resto del mondo”. Così la star del cinema coreano, Lee Byung-hun, attore in oltre 20 film riferendosi al successo globale della serie tv, tra cui Squid Game dove è uno dei protagonisti, ospite speciale del 22° Florence Korea Film Fest, festival che presenta il meglio della cinematografia della Corea del sud in corso a Firenze. L’attore, uno dei più famosi in patria, domani terrà una masterclass per ripercorrere la sua carriera (ore 15) e sarà premiato (ore 20) dal Comune di Firenze e dal festival (cinema La Compagnia).

“Durante il periodo di pandemia, ci sono stati sicuramente tanti elementi del cinema che sono andati persi, come la presenza fisica in sala. Ad esempio in Corea o sei campione di incassi o rischi di non essere conosciuto e andare in rosso. Le piattaforme streaming hanno avuto un’influenza molto importante. Il cinema, inteso come quello in sala sta tornando e questo mix è un buona strada. Non si può negare che grazie alla piattaforma ci sia molta più espansione di contenuti e tecniche, che sia un elemento per il quale un film può avere riscontro globalmente. Riguardo al cinema italiano l’attore ha poi detto che “Nuovo cinema Paradiso” è uno dei film che lo ha influenzato insieme a “La vità è bella”.

“Rispetto a produzioni americane – ha spiegato Lee Byung-hun – ritengo che il cinema coreano sia più flessibile, coraggioso e sperimentale. No ha paura dei cambiamenti”. E sul rapporto con la Corea del Nord, dice: “Non credo che la divisione delle due Coree si ripercuota nel mondo del cinema coreano. Mi verrebbe da dire che nel nostro cinema questo tema è diventato quasi una categoria: ci sono tantissime produzioni che parlano della nostra divisione, ma che vanno oltre, dal romance alle storie d’amicizia. Abbiamo un’opportunità, quella di poter raccontare le due coree con produzioni cinematografiche di vario tipo”.

In ultimo, una battuta se esiste il tema del conflitto di classe nei film coreani (come, ad esempio, nel premio Oscar “Parasite”): “A livello globale, credo che sia un argomento che può essere condiviso in tutto il mondo, un tema ricorrente, non solo nei confini coreani. Per quanto mi riguarda il tema più importante è l’attenzione all’umanità, andare a indagare, farsi delle domande su come può essere una persona, come funziona la sua vita”.

Fonte: ufficio stampa

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