Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura

reziosità e raffinata bellezza delle stoffe fiorentine trecentesche si possono ammirare alla Galleria dell’Accademia in una mostra particolarmente suggestiva.
Talvolta si pensa al Medioevo come ad un periodo buio e triste, ma è stato anche molto fervido e creativo. Come fuoco sotto la cenere, il Trecento a Firenze si è rivelato un’esplosione di ricchezza e questa mostra, che valorizza anche molte opere della Galleria dell’Accademia, rappresenta in pieno il lusso misurato della città ricca e operosa, la cui attività principale era dovuta alla produzione di stoffe pregiatissime ed al commercio.
Il concetto di gusto occidentale per la moda come lo intendiamo ai nostri giorni si può far concettualmente risalire al vestitino di lana che apre la mostra, eccezionalmente prestato dal Museo di Copenhagen, realizzato per una bambina nella metà del XIV secolo. La foggia e la lavorazione dell’abito sembrano attuali e infatti proprio nel Trecento si sviluppa un nuovo fenomeno legato al lusso, la moda.
I maestri lucchesi erano i migliori nel campo della seta, i fiorentini eccellevano nella lana, ma ben presto impararono bene anche la lavorazione serica e nel Quattrocento erano già esperti. I manufatti dell’ artigianato fiorentino, che aveva il suo punto di forza nella produzione delle stoffe, già all’epoca raggiungevano non solo l’Europa ma si spingevano fino all’Asia, in Cina e in Mongolia, dalla Spagna a Praga, dalla Sicilia fino al Mar Baltico, dimostrando ovunque il loro valore di qualità assoluta, come testimoniano i reperti esposti. Lo splendore delle stoffe e dei disegni infatti non passò inosservato e questo settore costituì pertanto la base della straordinaria ricchezza della città. Le grandi corporazioni della Lana e della Seta, l’Arte di Calimala e di Por Santa Maria, oltreché straordinari committenti d’arte e di palazzi, divennero in questo modo politicamente molto potenti.
Una curiosa sezione della mostra è dedicata al Lusso proibito, riferendosi alla Prammatica delle vesti, il registro che dal 1343 al 1345 elencava le vesti proibite; queste leggi contro il lusso venivano in alcuni casi aggirate usando diverse tecniche di lavorazione dei tessuti.
Nell’ultima sala esplodono infine i velluti. La maestria e sfarzosità delle lavorazioni dei tessuti si ritrovano anche nella produzione di paramenti sacri, come ad esempio nel sontuoso piviale del Bargello, opera finale che rappresenta in massimo grado l’eccellenza raggiunta da Firenze nel Quattrocento nell’ambito della lavorazione della seta, degli ori e dei velluti.
Nello svolgersi del percorso si alternano ai tessuti le opere pittoriche dei Maestri trecenteschi, che si ispiravano alle stoffe degli artigiani nella magnificenza delle pitture, esaltando l’intreccio artistico fra tessuti e dipinti, come si può ammirare nelle abbaglianti tavole del pittore e miniatore Silvestro dei Gherarducci.
Nel circuito espositivo si trova inoltre un multimediale sul famoso mercante Francesco Datini, realizzato dal Museo del Tessuto di Prato, istituzione presente nel Comitato Scientifico della mostra all’Accademia.
Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura dal 5 dicembre 2017 prorogata fino al 15 aprile 2018 presso la Galleria dell’Accademia di Firenze
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