Il report Italia Creativa, realizzato da Ernst Young e presentato martedì 24 gennaio alla Triennale di Milano, evidenzia il buono stato di salute di un comparto che nel 2015 ha fatturato 47,9 miliardi di euro e che ha un potenziale di crescita pari al doppio. «La creatività è la terza industria italiana che ha un bagaglio di occupati superiore a quelli del settore lusso e dell’agroalimentare», sottolinea Andrea Bassanini di EY. “Pirateria e value gap, ovvero il rapporto iniquo remunerativo che intercorre tra chi produce effettivamente cultura e chi la distribuisce, però frenano il successo italiano con perdite stimate intorno agli 8,3 miliardi di euro”.
“Educare le nuove generazioni all’idea di pagare un prodotto musicale come si paga una mela al mercato è la nostra sfida culturale”, spiega Manuel Agnelli, musicista e frontman degli Afterhours. “Internet ha rivoluzionato il mondo portando una libertà positiva mai vista prima. Quello che serve ora è una cultura e una politica che riconoscano il valore del prodotto artistico. Nel mio campo ad esempio non esiste la categoria professionale dei musicisti”. Gli fanno eco Donato Iacovone, amministratore delegato di Ernst Young e Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. “Con la globalizzazione e la tecnologia la parola d’ordine è diventata gratis”, dice Confalonieri. “Tutto sembra essere gratuito sul web. La direttiva europea che dovrebbe regolamentare il settore è ancora legata all’e-commerce. Manca la tutela del diritto d’autore”.
Tra i dieci settori analizzati nel 2015 dal report di EY – architettura, arti performative, arti visive, audiovisivo, libri, musica, pubblicità, quotidiani e periodici, radio, videogiochi – che sfatano il mito che con la cultura non si mangia, ce n’è uno solo che registra un trend negativo. È quello dei giornali.
Fonte: La stampa Milano
