TERRITORIO

Audizione sindaci Val Bisenzio in commissione rischio idrogeologico

Alluvione, i sindaci chiedono allo Stato regole semplici e risorse stabili: “Basta frammentazione, servono fondi per la prevenzione”
Oggi 5 novembre si è svolta da remoto l’audizione in commissione rischio idrogeologico dei sindaci di Cantagallo, Vaiano e Vernio

Val di Bisenzio, 5 novembre 2025 – Si è tenuta oggi pomeriggio da remoto l’audizione dei sindaci della Val di Bisenzio davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico, inizialmente prevista per il 16 ottobre.
Nel corso dell’incontro, i sindaci Guglielmo Bongiorno (Cantagallo e presidente dell’Unione dei Comuni), Francesca Vivarelli (Vaiano) e Maria Lucarini (Vernio) hanno ribadito con forza la necessità di un cambio di approccio nazionale nella gestione del rischio climatico e idrogeologico, chiedendo norme più semplici, risorse pluriennali e la fine della frammentazione istituzionale che oggi rallenta ogni intervento.

“Non bastano protocolli e intese sulla carta – sottolineano i tre sindaci –. Servono fondi certi per la prevenzione, regole chiare e procedure d’urgenza realmente efficaci per i piccoli comuni, che spesso non hanno personale e mezzi sufficienti per gestire eventi di questa portata”.

Secondo i sindaci, è indispensabile una riforma organica della normativa idraulica, ancora basata sul regio decreto del 1904, ef un riordino delle competenze tra i diversi enti – Regione, Autorità di bacino, Consorzio di bonifica, Province e Comuni – per evitare la paralisi decisionale che troppo spesso impedisce interventi tempestivi. Da accogliere con favore, secondo i rappresentanti dell’Unione, l’ipotesi di un Testo unico idraulico, a patto che si passi rapidamente dalle parole ai fatti.

Altro tema centrale quello delle risorse. I comuni montani, hanno spiegato i sindaci, sono il primo presidio del territorio, ma non hanno strutture adeguate per fronteggiare eventi estremi. Da qui la richiesta di fondi pluriennali dedicati alla prevenzione e non solo al post-emergenza, insieme alla possibilità di creare centri tecnici sovracomunali per fornire supporto operativo e specialistico. È stato inoltre evidenziato come la pianificazione territoriale e ambientale richieda competenze che i piccoli comuni non possono garantire con organici ridotti, spesso inferiori ai 30 dipendenti, e come sia quindi necessario un sostegno tecnico continuativo da parte della Regione e delle Province.

Le difficoltà riguardano anche la gestione delle somme urgenze, ritenute ormai inefficaci: le imprese che intervengono ricevono solo un anticipo del 50% e spesso rinunciano ai lavori, lasciando i comuni senza alternative.
I sindaci chiedono quindi procedure più snelle per intervenire in sicurezza anche su aree private a rischio, una maggiore flessibilità nell’uso dei fondi emergenziali e strumenti di monitoraggio integrato per lo scambio di dati in tempo reale tra enti. Ribadita la disponibilità dell’Unione dei Comuni a collaborare con Governo e Parlamento, ma solo in un percorso che porti a risultati concreti e misurabili.

“Chiediamo una visione strategica di sistema Paese – concludono –. La sicurezza del territorio non può dipendere dalla fortuna o dall’emergenza: servono pianificazione, continuità e responsabilità condivisa”.


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M.P.
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