CULTURA

“Gong”. Al Forte Belvedere dal 2 giugno una grande antologica di Eliseo Mattiacci

Dopo la grande collettiva Ytalia e le monografiche di Giuseppe Penone, Antony Gormley e Jan Fabre, il Forte di Belvede dedica una grande antologica a Eliseo Mattiacci, pioniere dell’avanguardia italiana della fine degli anni Sessanta.

Fin dalle prime opere Mattiacci ha inteso commisurare e riunificare i gesti umani e l’immaginazione metafisica con la natura insondabile della vita nell’universo e con l’energia incommensurabile nella materia e tra gli astri, con il ciclo cosmico di vita e di morte, quello di essere e non essere, le forze visibili e ancora invisibili nello spazio e nel tempo quali l’attrazione magnetica e la gravità. E’ lo stesso artista a spiegare: “Mi sento attratto dal cielo con le sue stelle e pianeti e, al di là, dalle nostre galassie, è una immaginazione che va oltre, come a voler sfidare la fantasia stessa, come in un sogno. Mi piacerebbe lanciare una mia scultura in orbita nello spazio. Sarebbe davvero un bel sogno sapere che lassù gira una mia forma spaziale”.

Scrive Sergio Risaliti, curatore della mostra e direttore artistico del Museo Novecento: “Con questa esposizione di Eliseo Mattiacci al Forte di Belvedere, tutta Firenze rafforza la sua immagine di città contemporanea che assieme agli artisti riflette sulla storia civile e sul patrimonio artistico, sui grandi lasciti culturali del passato e sulla società attuale, sulla scienza e la spiritualità, soprattutto su poiesis e techne. E lo fa offrendo all’ammirazione di cittadini e turisti le opere di uno tra i grandi maestri del nostro tempo, creatore di forme scultoree e tracciati grafici che hanno la forza di coniugare la dimensione del materialismo con quella del sogno metafisico, il mondo ctonio e quello degli infiniti spazi”.

In mostra si potranno ammirare, negli spazi interni del Forte, tra le opere storiche, il Tubo (1967) di circa sessanta metri di estensione. Viene poi ripresentata – per la prima volta dalla mostra alla galleria L’Attico di Roma – l’installazione Recupero di un mito (1975), così come troverà collocazione l’opera sonora Echi di suoni e cani che abbaiano (1983).

Tra i lavori più recenti, troveremo La mia idea del cosmo (2001), che occupa una intera stanza. Le grandi eliche in alluminio di Dinamica Verticale (2013) domineranno gli spazi al piano terreno. Una sequenza di stanze sarà dedicata al disegno. Una sorta di vera e propria “mostra nella mostra” che approfondirà in maniera sistematica le dense stagioni di questa pratica costante e ancora poco sondata del lavoro di Mattiacci.

Nei giardini del Forte di Belvedere, troveranno invece spazio le grandi opere in acciaio di ispirazione cosmico astronomica.

Alessandro Lazzeri

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