TERRITORIO

Poppi (Arezzo) – Montagna in prima linea: a Camaldoli il focus sulla rigenerazione dei territori montani

“Montagna in prima linea”

A Camaldoli il focus sulla rigenerazione dei territori montani

Parte dalla Toscana la campagna di Anbi nazionale dedicata alle aree interne

 

Firenze, 20 novembre 2025 – Rimettere al centro la montagna per arginare fenomeni come lo spopolamento, l’abbandono dei territori e il dissesto. È partita oggi, dalla Toscana, la campagna promossa da Anbi (Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue) per riportare al centro dell’agenda politica e istituzionale le aree interne e marginali. L’appuntamento si è svolto negli spazi del Monastero di Camaldoli a Poppi (Arezzo), col convegno “Montagna in prima linea: gestione, conservazione, sfide climatiche”, organizzato in collaborazione con Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, Anbi Toscana, Anbi Emilia Romagna.

«Le aree interne per noi sono un valore aggiunto – ha detto il direttore generale Anbi, Massimo Gargano – e devono essere un modello di sviluppo distintivo per questo Paese. Partiamo dalla legge sul consumo del suolo che deve essere fatta a tutela dei cittadini e noi siamo pronti ad assumerci la responsabilità. E poi occorre provvedere a dotare queste aree di infrastrutture necessarie come la rete, e supportarle con sostegni finanziari su misura. Centrale anche il nostro piano invasi per produrre energia e sostenere la falda. Con il Cnel stiamo elaborando un progetto di legge per permettere a tutte le regioni di fare come la Toscana e utilizzare i Consorzi di bonifica per la manutenzione delle aree interne. Perché se le mantieni e tieni in sicurezza si evita che le problematiche scendono a valle. Questa per noi è una sfida sul futuro sulla quale abbiamo messo la faccia».

«Per noi, ospitare questo evento a Camaldoli è un grande motivo di orgoglio – ha detto Serena Stefani, presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno e vicepresidente di Anbi Toscana -. Siamo in un luogo straordinario, dove il rapporto tra la montagna, l’uomo e la natura è ormai consolidato nel tempo. Siamo in un luogo che ha un altissimo valore ambientale, dove il Consorzio opera per la manutenzione dei corsi d’acqua. Grazie a una legge regionale la manutenzione ordinaria è centrale, ma oggi con i cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di strumenti nuovi. Da Camaldoli chiediamo dunque alle istituzioni di inserire con forza all’interno delle normative il concetto di bonifica montana per richiedere finanziamenti adeguati».

«L’80% della superficie del nostro distretto è composta da collinari e montane – ha dichiarato Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale -. Per questo non possiamo che confermare la centralità delle aree interne nella salvaguardia e nella prevenzione per la tutela del suolo. Su questo territorio, noi abbiamo fatto studi sia per l’incidenza delle cosiddette bombe d’acqua sia per i movimenti franosi. Il rischio idrogeologico deve essere affrontato in maniera unitaria non solo dal punto di vista Idraulico ma anche da quello del dissesto geologico. Noi siamo pronti a fornire il nostro quadro di conoscenza e a lavorare per la prevenzione in collaborazione con i soggetti come i consorzi di bonifica che sono nati esattamente per questo».

«Abbiamo messo in evidenza l’esperienza abbiamo costruito in un parco nazionale che è tra i più protetti d’Italia dove le esigenze di conservazione sono piuttosto spinte – ha dichiarato Andrea Gennai, direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi -. Questo ci ha spinto a confrontarci per tenere conto di altre esigenze, quelle della messa in sicurezza del territorio e della manutenzione del reticolo dei fiumi per garantire a valle una sicurezza in più. Questo esperimento è andato bene perché, scarponi ai piedi, ci siamo confrontati sul territorio con la scienza e con gli altri soggetti che dovevano intervenire: non dando per scontato che tutto quello che era stato fatto fino a oggi fosse buono, ma trovando anche soluzioni innovative e di compromesso che ci hanno permesso di ottenere il risultato. Per salvaguardare la biodiversità ma anche le esigenze di conservazione. Penso che questa sarà la nostra strada per il futuro e vorremmo lo fosse anche per altri territori».

 

ESPERIENZE DEI CONSORZI

CONSORZIO DI BONIFICA 2 ALTO VALDARNO

Tra manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere idrauliche – L’esperienza del Consorzio 2 Alto Valdarno a Camaldoli

Il Consorzio 2 Alto Valdarno realizza la manutenzione ordinaria del reticolo idraulico e delle opere idrauliche connesse in un contesto prevalentemente montano. Circa il 70% del reticolo in gestione è infatti da considerarsi montano ed esso ospita una molteplicità di opere di regimazione idraulica spesso difficilmente raggiungibili o “perse di vista” nel tempo dal progressivo abbandono delle aree montane. L’attuale censimento a disposizione ci parla di oltre 3.500 opere trasversali censite (contando solo briglie e soglie, ovvero le sole tipiche opere montane). Per individuare tali opere e tutte quelle che sono sfuggite ai censimenti realizzati dagli enti che si sono susseguiti nel tempo nell’attività di bonifica montana, conoscerne lo stato di conservazione e programmare e progettare eventuali interventi è necessaria una sinergia tra i vari enti e soggetti che vigilano, lavorano e custodiscono i territori montani. L’esperienza di Camaldoli nasce e si sviluppa proprio in questa linea di condivisione: Consorzio 2 Alto Valdarno, Carabinieri Forestali, Parco delle Foreste Casentinesi, Regione Toscana hanno dapprima indagato congiuntamente i tratti di reticolo all’interno della Riserva naturale Biogenetica di Camaldoli, aggiornato i dati a disposizione e valutato lo stato di conservazione delle opere idrauliche presenti e iniziato un percorso che ha previsto la programmazione nel Piano delle Attività di Bonifica da parte del Consorzio della manutenzione ordinaria di alcune briglie e successive “passeggiate progettanti” per condividere le scelte progettuali e aspetti delle fasi esecutive: tra esse l’individuazione di misure di mitigazione dell’impatto dei cantieri, il preventivo riconoscimento e recupero di fauna ittica e anfibia, la scelta e i processi di lavorazione dei materiali di costruzione. Il processo condiviso intrapreso prosegue sia a Camaldoli, dove interventi straordinari su ulteriori 6 briglie sono stati oggetto di richiesta di finanziamento attraverso un canale regionale, sia nel resto del Parco delle Foreste Casentinesi e della Zone Speciali di Conservazione dove l’attività sinergica continua a consentire rilievi puntuali dello stato delle opere e successive pianificazioni, progettazioni ed esecuzioni di interventi condivisi.

 

 

 

L.C.
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