La crisi della psichiatria biologica: lo studio della TUM di Monaco mette in discussione 20 anni di scansioni cerebrali.

L’ILLUSIONE DELLE NEUROIMMAGINI: PERCHÉ IL 40% DELLE SCANSIONI PSICHIATRICHE POTREBBE DIRE L’OPPOSTO DELLA REALTÀ
MONACO DI BAVIERA – Un nuovo studio condotto dalla Technical University of Munich (TUM) ha scosso le fondamenta delle neuroscienze moderne, rivelando che la risonanza magnetica funzionale (fMRI) – lo strumento principale utilizzato per “dimostrare” l’origine biologica dei disturbi mentali – potrebbe essere basata su un presupposto scientifico errato.
La scoperta della TUM: il segnale BOLD è inaffidabile
Per oltre due decenni, la psichiatria ha utilizzato il segnale fMRI partendo dal dogma che un maggiore afflusso di sangue in un’area cerebrale corrispondesse a una maggiore attività dei neuroni. La ricerca guidata dalla Dott.ssa Samira Epp e dal Prof. Valentin Riedl ha invece dimostrato che nel 40% dei casi questo legame è inesistente o paradossale:
In molte aree cerebrali, i neuroni lavorano freneticamente mentre il segnale della risonanza scende.
In altre zone, il segnale fMRI aumenta nonostante l’attività neuronale reale sia in diminuzione.
“Questo contraddice l’assunto di lunga data su cui si basano decine di migliaia di studi in tutto il mondo”, ha spiegato la Dott.ssa Epp. Per la psichiatria clinica, che ha promosso l’idea della depressione o della schizofrenia come “squilibri visibili” su uno schermo, si tratta di un disastro epocale: migliaia di diagnosi basate su queste immagini potrebbero essere semplici “errori vascolari”.
Un modello bio-medico in crisi
La scoperta della TUM rappresenta la “tegola finale” su un modello già vacillante. La notizia si inserisce in un contesto di revisione critica della psichiatria moderna che include:
Il fallimento del dogma chimico: La recente revisione sistematica di Joanna Moncrieff (UCL) ha già smontato il mito della serotonina, definendo la depressione come uno squilibrio chimico “una favola commerciale”.
L’inefficacia della coercizione: I dati del Karolinska Institutet hanno recentemente evidenziato come il TSO non riduca il rischio di suicidio, rivelandosi spesso controproducente e traumatico.
Dallo scanner alla persona: l’appello di OMS e ONU
Alla luce di questi dati, l’idea di mappare la sofferenza umana tramite algoritmi digitali appare sempre più come un “miraggio tecnologico”. Il documento congiunto di Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ONU traccia ora un nuovo orizzonte: abbandonare il paradigma del “cervello rotto” per concentrarsi sulle determinanti sociali (traumi, povertà, isolamento) e sui diritti inalienabili del paziente.
Conclusioni La scienza sta confermando che la salute mentale non può essere ridotta a una macchia colorata su un monitor. È necessario un ritorno all’umanità, all’ascolto e alla dignità della persona, superando un approccio neuro-biologico: spegnere gli scanner e riaccendere l’umanità.
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ODV
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(Referenze Scientifiche):
1.Technical University of Munich (TUM): Studio sul consumo di ossigeno e inattendibilità del segnale BOLD (Epp, Riedl et al.).
2.University College London (UCL): Revisione sistematica sulla serotonina (J. Moncrieff).
3.Karolinska Institutet: Studio sull’impatto clinico della coercizione e del TSO.
4.Anders Eklund (2016): Ricerca sui falsi positivi nei software di analisi fMRI.
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