VALE IL PRINCIPIO DI CHI INQUINA PAGA

Vicende giudiziarie Prato – GIDA – Servizio Idrico Integrato
Nel marzo 2024 Confindustria Toscana Nord ha ceduto ad Alia il 45% delle quote di Gida spa, la
società mista costituita dagli industriali pratesi insieme al Comune di Prato nel 1981 per rispondere
alle esigenze del distretto industriale tessile attraverso la gestione dei due impianti di depurazione
situati nel Comune di Prato (Baciacavallo e Calice) e i tre impianti situati nella Valle del Bisenzio
nei Comuni di Cantagallo, Vernio e Vaiano. Meno di due mesi dopo quel passaggio, nel maggio
2024, GIDA spa è stata inclusa nel perimetro del Servizio Idrico Integrato (SII), nel territorio della
Conferenza Territoriale n. 3 che ha come gestore Publiacqua.
La decisione non ci persuade: in primo luogo perché non era scontato che gli impianti di GIDA
passati in proprietà ad Alia dovessero essere necessariamente inclusi nel SII; in secondo luogo
perché le motivazioni e le implicazioni di questo passaggio meritano di essere approfondite
È importante premettereche sia le utenze civili sia quelle industriali scaricano nella pubblica
fognatura, fatta eccezione per la poca fognatura solo industriale già realizzata (dal 20 al 25%).
Il passaggio è avvenuto con delibera dell’Autorità Idrica Toscana n. 8/2024 del 10 maggio 2024 e,
da un esame della delibera AIT e della relazione di GIDA, abbiamo evidenziato incongruenze e
contraddizioni che rendono assai difficile accettare con serenità questo passaggio, anche in
relazione alle recenti vicende giudiziarie che hanno visto inquisiti la sindaca di Prato, un consigliere
del Consorzio Progetto Acqua (che si occupa della realizzazione della fognatura industriale) e un
imprenditore del tessile; fatti che si intrecciano con il passaggio di GIDA ad Alia Multiutility e
quindi al SII.
Dalle relazioni di GIDA si desume che il passaggio al SII sarebbe inevitabile, in quanto nel tempo
sono aumentati gli scarichi civili e diminuiti quelli industriali. Questo si evince dai dati quantitativi
e qualitativi dei reflui che affluiscono ai depuratori di Baciacavallo e Calice, che rappresentano
circa il 90% del totale. Sono invece esclusi i depuratori di Vaiano, Cantagallo e Vernio, dove si è
verificato un aumento dei flussi industriali. Per mettere in evidenza l’aumento degli scarichi civili
sono stati utilizzati i dati del biennio 2014/15 confrontati con quelli del triennio 2020/22; lo scarico
civile è stato scorporato considerando i flussi di domenica e festivi. Il carico civile è passato, negli
anni considerati, dal 39,8% al 40,3%secondo noi, un aumento non certo rilevante.
Preoccupa invece il fatto che le fognature siano “miste”: raccolgono non solo reflui civili e
industriali, ma anche acque meteoriche, di dilavamento e parassite, che rappresentano dal 45 al 50%
di quanto affluisce ai depuratori. Si tratta quindi di acqua piovana che finisce in fognatura, ma
anche acque che dai terreni entrano per rotture della rete, con il rischio che possano anche uscire,
inquinando l’ambiente; in alcuni casi possono essere presenti anche interconnessioni fognarie e
acque provenienti dalle gore industriali non note ai gestori.
Nella delibera si trovano affermazioni che ci preoccupano, come il fatto che gli scarichi industriali
in pubblica fognatura che confluiscono nei 5 depuratori ex GIDA “prevedono spesso valori limite
annui molto elevati rispetto alla reale necessità” e inoltre “non sono presenti i valori limite di
scarico giornalieri”.
A causa di tutto ciò, sarebbe impossibile applicare la metodologia tariffaria di depurazione
industriale prevista dall’Autorità nazionale (ARERA, Titolo 4 del TICSI) poiché “stanti i valori
previsti negli atti autorizzativi, i risultati di fatturazione sarebbero sproporzionati rispetto agli attuali
valori”.
Infatti, da tutti gli atti autorizzativi AIA* e AUA* dei suddetti depuratori, risulta che la fognatura
pubblica presenta una prevalenza di reflui industriali autorizzati con deroga ai limiti della Tab. 3
Allegato V alla Parte Terza del D.Lgs. 152/2006, quindi che non rispettano i limiti previsti dalla
legge nazionale.
Non c’è solo la questione delle deroghe, ma anche problemi sulle autorizzazioni dei depuratori:
infatti solo Baciacavallo e Calice sono soggetti ad AIA, mentre la Regione ha chiesto l’AIA (e non
l’AUA) anche per Cantagallo e l’impianto di Gabolana a Vaiano, e questo negli anni 2021/2022. Ad
oggi, non siamo riusciti a trovare l’AIA e, se confermato, ci chiediamo a cosa siano dovuti questi
ritardi.
Inoltre, questi due depuratori, a cui si aggiunge anche quello di Vernio (non siamo certi se
Baciacavallo si sia messo a norma), sono privi di un registratore delle portate di scarico come
previsto dagli atti autorizzativi, motivo per cui sono state emesse sanzioni amministrative.
Quindi, cosa si dice nella delibera? “Che i titolari di dette autorizzazioni provvedano a richiedere
l’adeguamento dei valori limite previsti nell’atto autorizzativo al fine di consentire la piena
applicabilità della metodologia di fatturazione previste dal Titolo 4 del TICSI e dal “Regolamento
di applicazione tariffaria e di accettabilità degli scarichi industriali”.
In pratica, si dà tempo fino al 2032 per adeguare gli atti autorizzativi e, siccome la metodologia di
ARERA prevede in questa situazione tariffe altissime, si prevede un periodo di convergenza
tariffaria: agli industriali saranno quindi fatti sconti in tariffa per 8 anni.
Abbiamo ritenuto opportuno cercare ulteriori informazioni sul Gruppo Colle srl, il cui titolare
risulta coinvolto nella vicenda giudiziaria. La prima notizia che abbiamo trovato riguarda la revoca,
da parte della Comunità Europea in data 11 settembre 2023, dell’uso del dicromato di sodio come
mordente nella tintura della lana. Tale revoca riguarda i composti del cromo esavalente, che
presentano tre proprietà intrinseche: cancerogenicità, mutagenicità e tossicità riproduttiva.
Vogliamo ricordare che nel caso KEU (per la cui vicenda sono state rinviate a giudizio 24 persone)
troviamo il cromo trivalente, che si trasforma in esavalente solo in presenza di acqua, mentre nel
caso in esame il cromo è già esavalente. Ci chiediamo se sia stato scaricato in pubblica fognatura.
Siamo poi andati a verificare le autorizzazioni ambientali del Gruppo Colle:
1. Con atto n° 21547 del 10/10/2023 è stata aggiornata l’AIA in quanto la documentazione
presentata non riportava modifiche sostanziali al processo produttivo. Da notare che il
cromo esavalente era inserito tra i parametri da monitorare.
2. Con atto n° 3325 del 20/02/2024 c’è stata una verifica di VIA* per l’assoggettabilità
postuma dell’impianto di trattamento delle fibre tessili, che ha dato prescrizioni da attuarsi
con la revisione dell’AIA.
3. Nel corso del 2024 c’è stata la convocazione della Conferenza dei Servizi per il giorno
21/08/2024 dopo che l’istruttoria aveva richiamato la necessità di ottemperare alle
prescrizioni di cui al decreto di verifica di VIA. Evidentemente la documentazione
integrativa richiesta era stata presentata.
Ma sul sito della Regione non troviamo traccia della nuova AIA dell’azienda: è legato ai tempi di
aggiornamento?
Alcune domande sono d’obbligo: quali siano le strategie di Regione e Autorità Idrica in merito agli
impianti in cui confluiscono reflui industriali e civili? Ricordiamo che nel 2021 è stato venduto agli
industriali del cartario il depuratore di Veneri, impianto interamente di proprietà pubblica (COAD,
valore stimato nel 2018 circa 6,786 milioni, venduto a circa 3,7 milioni), mentre nel caso di Prato si
fa un’operazione esattamente contraria. A cosa sono dovute queste differenze? Ad interessi dei
territori?
Agli utenti del servizio idrico vengono aumentate le bollette ogni anno; come mai agli industriali
dell’area pratese, che addirittura hanno deroghe (ci chiediamo anche su quali sostanze siano
previste) rispetto a quanto normato dalla legge 152/2006, si applicano sconti per ben 8 anni?
Il principio di chi inquina paga, in Toscana, vale solo per i cittadini comuni, che devono subire
danni alla salute, pagare i danni prodotti all’ambiente e tariffe sempre più alte.
*AUA (Autorizzazione Unica Ambientale: viene rilasciata dallo Sportello Unico per le Attività
Produttive (SUAP) del comune competente, ma l’Autorità Competente è la Regione Toscana,
sentito il parere e prescrizioni di Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della
Toscana).
AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale procedura molto più complessa è rilasciata dalla
Regione Toscana (include il rilascio, il rinnovo e l’aggiornamento). L’AIA necessita della VIA*
(Valutazione di Impatto Ambientale) procedura alla quale chiunque può inviare le proprie
osservazioni al progetto, inoltreviene convocata una conferenza di servizi in quanto autorizzazione
complessa che coinvolge diverse amministrazioni e competenze




