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Cinema: documentario sulla storia dell’Isolotto, quartiere di Firenze, al cinema La Compagnia domenica 18 dicembre alla presenza del regista Federico Micali

Al cinema La Compagnia arriva il film documentario
“Le chiavi di una storia – La comunità dell’Isolotto” di Federico Micali

Dopo l’emozionante anteprima del Festival dei Popoli, il documentario del regista fiorentino Federico Micali inizia la sua distribuzione in sala partendo proprio da Firenze: quattro le proiezioni per le feste natalizie, la prima domenica 18 dicembre alle 21 in sala con il regista e la Comunità dell’Isolotto

Firenze – Il film documentario “Le chiavi di una storia – La comunità dell’Isolotto” di Federico Micali, sull’incredibile storia della Comunità dell’Isolotto di Firenze, dalla contestazione del ‘68 alle attenzioni mediatiche da tutto il mondo con documenti rari d’archivio, sarà proiettato nel periodo natalizio al cinema La Compagnia di Firenze (via Cavour 50/, ingresso 6 euro, 5 ridotto) dal 18 al 26 dicembre. Domenica 18 alle 21 sarà presente il regista.

Il documentario ha già ricevuto accoglienze calorose: a Firenze è stato presentato in prima nazionale al 63° Festival dei Popoli a novembre, e a seguire al cinema Stensen, dove ha registrato sold out. La proiezione al cinema La Compagnia inaugura una serie di appuntamenti in Toscana e in Italia. Informazioni e biglietti su https://www.cinemalacompagnia.it/evento/le-chiavi-di-una-storia-la-comunita-dellisolotto/.

Il film racconta la storia della Comunità attraverso una serie di testimonianze e l’uso di materiali di repertorio – molti dei quali mai utilizzati fino ad oggi – conservati presso l’archivio della Comunità stessa. “Sono stato coinvolto dalla Comunità per la realizzazione di questo lavoro – ha detto Micali – e sono rimasto colpito soprattutto da questo senso di identità collettiva. Mi sono quindi indirizzato verso un racconto corale e condiviso, senza protagonisti né voci narranti di una storia paradigmatica e rivoluzionaria”.

C’è stato un momento in cui il quartiere popolare dell’Isolotto di Firenze è stato al centro dell’attenzione mediatica mondiale: la contestazione del ’68 si era allargata per la prima volta alla chiesa dove un’intera comunità stava praticando le idee del Concilio Vaticano secondo, per una chiesa aperta e senza potere. E l’Isolotto, quartiere popolare ed operaio nato solo pochi anni prima, era il luogo perfetto in cui coltivare legami nuovi e obiettivi comuni. Ma questi ideali trovarono una forte opposizione da parte dei vertici ecclesiastici, tanto da far decretare l’estromissione del parroco (Enzo Mazzi) e provocare una reazione del quartiere capace di iniziare un’inedita esperienza di autogestione orizzontale, e attenta alle disuguaglianze del mondo. Un’esperienza comunitaria cominciata in chiesa e proseguita nella piazza per oltre trent’anni, ed arrivata fino ad oggi, fuori dal “dominio del sacro”, e arricchita da molteplici iniziative sociali.

La voglia di raccontarci – dicono dalla Comunità dell’Isolotto – si lega ai vissuti personali entro una trama collettiva che ha generato ha generato consapevolezza, partecipazione e che ha reso il territorio dell’Isolotto protagonista di conquiste ed esperienze sociali innovative nella recente storia di Firenze. L’obiettivo è anche quello di offrire alle generazioni che non hanno vissuto o conosciuto tutto questo una chiave di lettura che permetta di trovare nella narrazione ragioni per leggere e affrontare le sfide del presente”.

Era il 1954 quando furono consegnatele le chiavi di circa mille appartamenti realizzati nell’ambito di un progetto che interessava la riva sinistra dell’Arno, di fronte al parco delle Cascine: nasce così il quartiere dell’Isolotto di Firenze, la “città-satellite”, come definita dal sindaco La Pira. In un terreno fino ad allora abbandonato le nuove case furono assegnate a gruppi eterogenei di persone: profughi dell’Istria, impiegati, operai della Galileo e altre fabbriche fiorentine, sfollati e sfrattati, immigrati dal sud Italia. Principio cardine di questo nuovo quartiere era la diversità, quella stessa diversità su cui si erigerà la storica comunità dell’Isolotto che si è battuta per veder riconosciuti i diritti di tutti, guidata dal “prete ribelle” Don Mazzi (Enzo per la comunità). In un racconto corale, la voce degli stessi protagonisti, ritmata dalle immagini di repertorio, ci riporta indietro nel tempo e ci fa rivivere i momenti cardine che hanno infiammato il decennio degli anni ’60, le lotte di chi ha combattuto per cambiare e trasformare le istituzioni e aprire un dibattito politico e sociale sul fare comunità.

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Franca Ciari

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